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N°13 - Mons. Antonio Ciliberti annuncia ..."verso la beatificazione"
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Grazie, Gesù, per averci regalato Nuccia. Alleluia!

RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO DI CATANZARO-SQUILLACErosa
MONS.ANTONIO CILIBERTI
al 1° convegno su NUCCIA TOLOMEO del 26 / 01 /2007 nel decennale della sua morte
Parrocchia di Materdomini in Catanzaro

Raccogliendo i sentimenti che questa sera ci accomunano, io vorrei elevare un inno di
ringraziamento al Signore, per averci donato una così singolare sorella nella fede, che, con la
testimonianza della sua vita santa, questa sera ci ha profondamente edificato. Naturalmente
questi sentimenti di gratitudine io li estendo anche a vostro nome a coloro i quali, con grande
disponibilità amorevole, ci hanno fatto conoscere questa carissima sorella.
Innanzitutto esprimo vivissimo ringraziamento al carissimo Padre Pasquale, artefice di
questo incontro, curato nei particolari, anche con l’ausilio di una tecnica raffinata, che è a sua
conoscenza e che certamente ha reso più significativo e completo questo incontro. Ma
la nostra gratitudine va al carissimo Federico, che ha conosciuto assai bene e ha profondamente
stimato Nuccia e con umiltà, secondo l’ispirazione ricevuta dal Signore, l’ha utilizzata
lodevolmente nella espressione della missionarietà di Nuccia, perché potesse essere strumento
di grazia e di sapienza per tanti fratelli attenti alla voce di radio Maria.
Ma esprimo anche
gratitudine al carissimo Don Pino, che, introducendo, ha messo in evidenza gli aspetti
essenziali, che caratterizzano la personalità di questa singolare sorella. Così come dico grazie
ai due carissimi sacerdoti, don Sergio e don Salvino, che hanno portato la loro testimonianza
al completamento delle riflessioni della serata.

A Padre Pasquale io vorrei affidare il compito, supportato dalla collaborazione di
tutti, dalla condivisione del vescovo, di potere raccogliere tanto materiale, anche con
l’apporto di Federico, per potere meglio approfondire la conoscenza di questa persona così
singolare, di approfondirne la spiritualità, la sua vita, la sua missione e per potere anche
iniziare un processo, che ritengo sia utile, opportuno, ma anche doveroso, il processo della
sua beatificazione. E’ un motivo di gioia e di sano orgoglio per la nostra comunità
ecclesiale e in maniera particolare per la nostra città.


Oggi abbiamo bisogno di questi testimoni. Lo gridava già, in maniera autorevole,
Paolo VI allorquando, in un contesto in cui il relativismo imperava, poteva affermare che non
abbiamo bisogno di maestri saccenti, ma abbiamo bisogno di testimoni e certamente di santi,
perché i santi sono i testimoni più accreditati.
Carissimi, io ho ascoltato con attenzione devota quanto ci è stato detto, ed è chiaro
che, al nostro cospetto, è apparsa una figura assai singolare e svettante, la quale, fin da tenera
età ha riproposto alla attenzione di tutti una singolare sapienza: è la sapienza dei santi, la
sapienza, che sa coniugare con l’intelligenza, che coglie la verità, la grazia, che la eleva e sublima.

Sostanzialmente in che cosa la sapienza di questa singolare creatura si manifesta e si
esistenzializza? Nell’avere riscoperto la grande verità: che Dio è amore e che ciascuno di noi
è l’incarnazione storica di un atto eterno di amore di Dio, anzi nella interiorizzazione della
riflessione, incarnata nel mistero della vita di Nuccia, questa verità ha riproposto in maniera
ancora più profonda un inequivocabile dato: che ognuno di noi, addirittura, è l’amore di Dio
fatto carne nella realtà della nostra persona. Nuccia ha capito bene che lei fin dall’eternità,
amata da Dio, è stata concepita e voluta così e nel tempo della sua storia, secondo questo
ineffabile disegno di Dio, ha preso consistenza questo atto d’amore nella realtà della sua
persona. Proprio perché incarnazione di amore, lei ha guardato a Cristo e lo ha colto nel
momento in cui Cristo rendeva visibile, nella maniera più eloquente, la grandezza dell’amore
divino, cioè nel suo mistero pasquale, che è mistero di sofferenza, di morte, di dolore, anche
se ancor più un mistero di risurrezione e di vita. Nuccia ha capito bene che, se Gesù Cristo,
Sapienza incarnata, come strumento di redenzione salvifica ha scelto la croce, ha scelto la
passione, la via del dolore è la via privilegiata da Dio, e perciò, ritrovandosi in questa via,
prescelta da Cristo, ella ha capito di essere in una dimensione privilegiata, perché Cristo ha
inteso associarla al suo mistero pasquale e lei ha accolto questa condizione, trovando in essa
la motivazione profonda della sua gioia, sapendo bene che per i cristiani, come per ogni uomo
intelligente di buona volontà, non esiste una gioia facile. La vera gioia ha sempre come sua
anima la sofferenza. Per questo poteva dire, come abbiamo ascoltato, che la gioia e la
sofferenza sono le due facce di questo dono preziosissimo, che è la vita. Proprio per questo
ella incondizionatamente spalancò la sua anima, il suo cuore e l’interezza della sua esistenza
ad accogliere Cristo nella esperienza della sua vita, vivendo così in maniera autentica la verità
della fede, che è accoglienza della volontà di Dio, che è accoglienza di Cristo nel mistero
della propria quotidiana esistenza.
Donna di fede quindi, autentica, robusta, forte, di fede crescente. Ma instaurando con
Cristo questo rapporto inscindibile di personale relazione nella comunione della vita, ella in
Cristo trovò la sostanza della sua speranza, che non era senz’altro l’attesa di un domani
migliore, ma era la certezza che quel domani presente nel mistero della sua vita, costituiva la
gioia, costituiva il motivo della sua soddisfazione, anche se non in pienezza, perché non ancora.

Donna di fede. Donna di speranza. Ma anche donna di carità, perché, ad imitazione di
Cristo, sulla sua testimonianza esemplare, Nuccia visse la sua vita, in maniera incondizionata
e costante, in una dimensione di oblatività, dunque di offerta e di dono, perchè inserita
profondamente nel mistero di Dio, che è amore.
E la sua oblatività, che la faceva pronta a
donarsi a tutti, non solo con la parola, ma anche con il suo sacrificio, non la impoverì mai,
perché proprio la forza del dono dell’amore la inseriva sempre più profondamente nel mistero
di Dio, che è carità, e diventava così partecipe della sua infinità, riproponendo all’attenzione
di tutti noi, modello esemplare di vita, di vita cristiana, che ciascuno è invitato, attraverso la
sua testimonianza, a perseguire, a vivere e a incarnare. Come abbiamo visto in questo
itinerario, compagna e modello sicuro è stata la Vergine Santa, Maria, il modello per
antonomasia di fede, di speranza e di carità. Come Nuccia allora, alla scuola di Maria, nella
luce della testimonianza dell’amore di Cristo, ognuno di noi questa sera, in un incontro così
singolare, potrà trovare ispirazioni forti per dare senso alla propria vita cristiana ed orientarsi
verso la realizzazione della santità, ultimo fine della vita di ogni uomo, che da senso alla
quotidiana esistenza di ciascuno.
Alla nostra sorella chiedo intercessione, perché davvero la sua costante preghiera e la
sua disponibilità incondizionata verso i fratelli, possa ottenere a ciascuno di noi questo dono
da parte del Signore e così, con la sua benedizione e la forza del suo Spirito, orientare la vita,
sulla esemplarità di Nuccia, verso la concretizzazione storica della santità di ciascuno.
Ve lo auguro e di gran cuore.