OMELIA DELL’ARCIVESCOVO MONS. ANTONIO CILIBERTI
                  durante la Celebrazione Eucaristica della Conclusione della fase diocesana della Causa di
                  beatificazione e canonizzazione di Nuccia Tolomeo.
                  Catanzaro - Parrocchia San Giuseppe - 24 gennaio 2010.
              
                Carissimi, abbiamo concluso il processo diocesano della causa di beatificazione della
                carissima Nuccia. E’ vero, questo processo non dice già la sua beatificazione, ma dice,
                tuttavia, il impegno solerte e tempestivo che la nostra chiesa ha messo per potere ribadire,
                attraverso opportune testimonianze, la pratica eroica delle virtù cristiane da parte di questa
                sorella che ci ha preceduto nella fede. A questi sentimenti io devo coniugare la nostra
                gratitudine comunitaria per tutti coloro i quali si sono adoperati con perizia e grande
                disponibilità ed amore per cercare di lavorare e predisporre così questa corposa
                documentazione che inviamo fiduciosi alla Congregazione di Roma. Un accento di particolare
                attenzione e di gratitudine profonda va al carissimo Padre Pasquale Pitari che, davvero, si è
                dimostrato in questa circostanza, come a ribadire la conoscenza che già avevamo di lui quale
                apostolo solerte e intraprendente e predisporre in maniera encomiabile anche sotto l’aspetto
                artistico e sotto l’aspetto tecnico tutto ciò che è indispensabile quale supporto all’interessante
                processo. A tutti la gratitudine profonda, sentita e gioiosa che oggi anima i nostri cuori in
                questo momento di storica importanza.
                Voi con me avete certamente notato come nella particolarità di questo contesto si
                staglia nitida la figura svettante di questa piccola donna, la quale è caratterizzata nell’unità del
                suo essere profondo da una fede autentica, da una operosa speranza, da una fervida
                carità. Sono le virtù cristiane che la Nuccia ha praticato in maniera eroica. La fede, quale
                incondizionata apertura della vita per accogliere il Cristo che si fa nostro fratello, quale unico
                nostro Salvatore. La fede, per Nuccia, non è soltanto l’adesione a Cristo come Dio fatto nostro
                fratello, ma, con Cristo, come abbiamo potuto constatare da mille testimonianze, ella ha
                voluto instaurare un rapporto inscindibile di personale relazione, sapendo bene che la sua vita
                avrebbe potuto avere la perfezione della sua completezza nella identificazione a Gesù, o
                meglio ancora, come ci insegna l’Apostolo, nella sua cristificazione.
                Fede autentica, robusta, svettante, granitica, eroica, ma la grandezza della sua fede fu
                insieme base granitica e sicura per la sua cristiana speranza che fondava in alcune irrefutabili
                certezze: l’inserimento di Cristo nella storia dell’umanità e nella vita dell’uomo, attraverso la
                sua incarnazione, Dio, che si fa nostro fratello e, attraverso la mediazione della maternità
                verginale della più nobile e pura tra le mamme, assume nell’unità della sua persona la
                condizione fragile della nostra umanità segnata. Il Cristo, che si dona incondizionatamente,
                per potere, attraverso la dimensione della sua totale oblazione al Padre, realizzare il riscatto
                della dignità di quest’uomo e consentirgli la sicurezza dell’eternità della vita. E’ proprio
                questo il fondamento: la presenza di Cristo nella storia dell’umanità e nella storia dell’uomo,
                che costituisce per Nuccia, come per ogni cristiano, il fondamento della granitica e sicura
                speranza, che non è soltanto l’attesa di un domani migliore, ma è la certezza che quel domani
                è nell’oggi della nostra storia, anche se non ancora. Fede robusta, speranza vibrante.
                Segno inequivocabile della sua santità è la carità: la vita vissuta sulla esemplarità di
                Gesù Cristo in una dimensione di oblatività e di dono. La fede, come c’insegna l’Apostolo,
                non è ancora visibile, non si vede. Ma si rende visibile attraverso le opere dell’uomo. E le
                opere che rendono visibile la fede sono le opere della carità, cioè la vita vissuta in una
                dimensione di dono. E la vita di Nuccia, sulla esemplarità della vita di Cristo, fu una vita
                consumata in questa dimensione costante di oblatività nobilitata della sofferenza per poterla
                così meglio e più approfonditamente inserire nel mistero di Cristo, che è mistero di salvezza.
                Sono i dati salienti che ripropongono alla nostra considerazione orante la dimensione
                svettante di questa piccola grande santa. La sua esemplarità ci sollecita nel profondo. Ed
                oggi l’esemplarità che ci viene da questa nostra sorella che ci ha preceduto nella fede, nella
                speranza e nella carità trova riscontro nella amabilità della sollecitazione della parola che il
                Signore con cuore di padre rivolge a tutti e a ciascuno di noi suoi amati figli. L’abbiamo
                ascoltato nella degna proclamazione della parola di verità, che ci sollecita a riscoprire nella
                fede la nostra vocazione battesimale per viverla con coerenza nella nostra vita quotidiana,
                rendendola visibile attraverso l’attualizzazione di quella identità che caratterizza la personalità
                di ciascuno di noi nobilitata in maniera costante nel servizio alla comunità in cui siamo
                inseriti, perché la nostra fede sia resa completamente visibile attraverso le opere della bontà e dell’amore.
                
                Noi ringraziamo il Signore per la sollecitazione che Egli ci rivolge con l’amabilità
                della sua Parola e che ci fa considerare incarnata nell’esperienza esemplare della vita della
                nostra sorella Nuccia e nella disponibilità umile della nostra corresponsabile collaborazione al
                suo disegno salvifico c’impegneremo ogni giorno di più a crescere e maturare nella nostra
                fede, come fondamento della nostra cristiana speranza, rendere visibile, attraverso la
                testimonianza della nostra vita giocata a dimensione di servizio nelle opere di amore.
                Fratelli e sorelle direttissimi, ogni uomo può commisurare la dimensione della sua
                personalità, così come ogni comunità può considerare la maturazione della sua identità, sulla
                esemplarità di questo metro: la disponibilità a lavorare nell’ambito della comunità in cui si
                è inseriti per poter donare efficacemente la bontà del proprio servizio. Se questo è compito di
                ogni uomo di buona volontà, che vuole essere fedele alla sua identità, ancor più per il
                cristiano il bisogno di vivere la vita come offerta al servizio dei propri fratelli deve diventare
                la vocazione quotidiana da interpretare e vivere con fedeltà ogni giorno. Nello spirito e nella
                luce di queste verità noi vogliamo ringraziare il Signore e Nuccia, nostra sorella, perché alla
                loro scuola la ricchezza di questo insegnamento non rimarrà soltanto un diretto teoretico della
                nostra mente, ma sarà la forza che s’incarni nell’esperienza della vita e diventi l’imput per la
                nostra storica missione nel mondo. Ve lo auguro con tutto il cuore.